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La storia di Verrès

Duemila anni di storia

La cittadina di Verrès sorge, ad una altitudine di 390 metri, sulle rive del torrente Evançon poco prima che questi - uscendo dalla valle di Challand-Ayas che ha percorso interamente a partire dai ghiacciai occidentali del Monte Rosa - si getti nella Dora Baltea. Il nucleo storico dell’abitato, costituito dall’antico borgo, si addossa ai contrafforti rocciosi dell’entrata della valle di Challand - Mont Saint-Gilles a nord-est e Mont Carogne a sud-ovest - mentre le costruzioni moderne - abitazioni, industrie, impianti sportivi, scuole, vie di comunicazione - hanno invaso la pianura che si estende verso la Dora ed occupato il terreno una volta utilizzato per l’agricoltura. Come tutti i Comuni valdostani, Verrès conta numerose frazioni disseminate sul suo territorio vasto poco più di 8 Kmq e abitato da circa 2700 persone. La più grande di queste frazioni è Torille, situata a poca distanza dal capoluogo lungo la strada statale diretta verso Aosta. Il territorio comunale confina con quelli dei Comuni di Issogne, Arnad, Champdepraz e Montjovet, situati nella valle centrale della Dora, e con quello di Challand-Saint-Victor, nella valle dell’Evançon. Insieme con questi Comuni e con quelli di Ayas, Brusson e Challand-Saint-Anselme, Verrès costituisce la Comunità Montana dell’Evançon, la numero sei tra le otto che conta la Valle d’Aosta.
L’origine del paese di Verrès risale almeno all’età imperiale romana e con ogni probabilità ai primi tempi della conquista della valle della Dora Baltea quando, sottomessi i Salassi e fondata, nel 25 a.C., Augusta Praetoria (Aosta), i Romani continuarono la strada che da Milano e Novara giungeva ad Eporedia (Ivrea), per farle raggiungere Aosta e quindi proseguire, attraverso il colle dell’Alpis Graia (Piccolo San Bernardo) fino a Lugdunum (Lione) e, attraverso il Summus Penninus (Gran San Bernardo), la Svizzera e oltre fino al confine imperiale sul Reno.
Il nome di Verrès compare infatti come Vitricium nell’Itinerario Antonino della fine del III secolo, come Bitricium nell’Anonimo Ravennate del VII secolo - elenchi di località lungo la strada romana - e come Utricio nella Tabula Peutingeriana - vera e propria carta geografica dell’antichità classica, che possediamo in una copia del XII secolo riproducente appunto un originale romano del IV secolo, a sua volta tratto da rilevamenti fatti ai tempi di Augusto alla fine del I secolo a.C.
Nella Tabula Verrès compare accanto ad un corso d’acqua che potrebbe essere l’Evançon e con l’indicazione delle 21 miglia (31 Km) che la separano da Ivrea e delle 36 (42 Km) che la separano da Aosta. Verrès era allora una “mansio” cioè un centro abbastanza importante situato lungo una grande arteria di comunicazione, in grado di offrire ai viaggiatori numerosi servizi e la possibilità di un soggiorno prolungato. La derivazione di Verrès da Vitricium, attraverso il medievale Verrecium appare evidente, mentre taluni hanno anche ipotizzato che il nome alludesse ad impianti per la fabbricazione e la lavorazione del vetro. Sul sito dell’attuale Verrès non sono però venuti alla luce resti romani importanti, ma solo tracce di un ponte sull’Evançon ed un buon numero di monete consolari ed imperiali, mentre rimane abbastanza visibile sul fianco del monte, nei pressi del ponte di Champdepraz, un tratto della strada delle Gallie.

Della diffusione del Cristianesimo in Valle d’Aosta tra il IV ed il V secolo Verrès conserva tracce nel nome di Martorey dato ad un suo quartiere, toponimo che richiama la presenza di un edificio di culto in cui si veneravano reliquie di martiri, fors’anche abitanti la zona ed uccisi sul posto. All’Alto Medioevo - secondo la tradizione al 912 - risale la fondazione del convento di Saint-Gilles (Sant’Egidio) i cui canonici, retti da un prevosto - da cui il nome di Prevostura dato all’istituzione - vivevano in comunità seguendo, almeno a partire dall’inizio del XIII secolo, la regola di sant’Agostino. L’edificio della Prevostura, più volte rimaneggiato fino alla fine del XVIII secolo, conserva una dominante impronta tardogotica e, col castello, caratterizza ancora oggi il vecchio borgo. La Prevostura acquistò subito anche importanza economica grazie ai benefici ed alle parrocchie che le vennero affidati da vescovi e da Papi ed alle donazioni dei fedeli. Essa costituì quindi un centro di attrazione per la popolazione dei dintorni e contribuì così al popolamento ed allo sviluppo del borgo la cui posizione assunse sempre più - a partire dal rinnovamento economico e sociale riscontrabile in tutta l’Europa occidentale all’inizio del secondo millennio dell’era cristiana - una importanza anche strategica per il controllo del transito nella valle centrale della Dora ed in quella laterale dell’Evançon. Nella parte alta di quest’ultima, nel territorio di Brusson controllato dal castello di Graines, giungeva infatti, dal colle Ranzola (2200 m), la via commerciale che univa la Lombardia alla Svizzera proseguendo, alla testata della valle, attraverso il colle delle Cime Bianche (3000 m) e, nella Valtournenche, attraverso il colle del Teodulo (3300 m). Questa via commerciale, che collegava i mercati dell’Europa del Nord con quelli della pianura padana, era, nel Basso Medioevo, percorribile con relativa facilità da portatori e da bestie da soma, grazie ad un clima che, meno freddo dell’attuale, manteneva libero dai ghiacci anche il passo del Teodulo. La necessità di controllare queste vie commerciali spiega anche la presenza a Verrès dell’imponente castello che possiamo ammirare ancora oggi sul promontorio che sovrasta il borgo dalla sponda sinistra dell’Evançon. L’attuale edificio - che gli Challant eressero alla fine del Trecento - dovette sicuramente essere stato preceduto da altri più antichi e meno formidabili. La famiglia nobile dei De Verrecio compare, come titolare di signoria sul paese da cui trae il nome, nell’anno 1205. Come i signori di Quart, i De Verrecio discendevano dai signori aostani De Porta Sancti Ursi, la cui torre sorge ancora oggi su un lato della romana Porta Praetoria di Aosta. Su Torille avevano una qualche giurisdizione anche i De Turrilia che vi possedevano appunto una dimora fortificata. Anche i De Arnado, signori di una parte di Arnad, esercitarono nel Duecento loro diritti sulla parte orientale del borgo di Verrès fino all’Evançon. Infine, il prevosto di Saint-Gilles vantava anch’egli diritti feudali ed ecclesiastici sul territorio circostante la Prevostura. I più importanti signori del luogo erano però - prima che gli Challant li soppiantassero - i De Verrecio. Ad essi, nella persona di Roleto nel 1312, si devono le prime franchigie concesse agli abitanti di Verrès. Questi vi videro riconosciuti alcuni loro diritti - specie in materia di successione - e regolamentate la riscossione delle imposte e la punizione dei delitti. La carta di concessione ci informa anche che il borgo di Verrès era all’epoca circondato da mura, protette in un tratto da un fossato

Nella zona le rivalità tra signori, tipiche del mondo feudale, si manifestarono soprattutto tra i De Verrecio ed il vescovo di Aosta, titolare della signoria di Issogne, sfociando anche in scontri armati.
Nella seconda metà del Trecento i De Verrecio si estinsero ed il loro feudo tornò nelle mani del conte di Savoia Amedeo VI che nel 1372 lo diede ad Ibleto di Challant, signore del paese omonimo da cui la sua famiglia aveva tratto il nome, di Graines, Châtillon, Saint-Vincent e Montjovet. Ibleto - che già aveva ereditato, perché giunti nel suo ceppo familiare, la giurisdizione dei De Turrilia ed i diritti dei De Arnado - diveniva così unico signore di tutto il territorio di Verrès. Nel 1379, acquistando dal vescovo di Aosta la signoria di Issogne, diventava padrone di tutta la valle dell’Evançon e dell’intera porzione di valle centrale su cui si affaccia la valle di Challand. Ibleto, già noto per la prestigiosa carica di capitano di Piemonte attribuitagli nel 1369 da Amedeo VI di Savoia, si diede allora ad ingrandire il vecchio castello vescovile di Issogne ed a costruire dalle fondamenta l’attuale castello di Verrès. Terminò quest’ultimo nel 1390 e fece incidere tale data sull’architrave di pietra della prima porta che si incontra al primo piano salendo lo scalone del cortile. Costruito in un corpo unico, in forma di grossa torre cubica, il castello di Verrès è una delle migliori fortezze europee del Medioevo. Ibleto ne curò anche gli interni per ricavare, riuscendovi, una dimora signorile. La sua morte, nel 1409, avvenne probabilmente in questo castello.
Con l’intenzione di farne il proprio mausoleo, Ibleto aveva iniziato, già prima del 1405, nel convento di Saint-Gilles, la costruzione della cappella Challant, nella cui cripta fu poi effettivamente sepolto. Suo figlio Francesco divenne nel 1424 il primo conte di Challant. Amedeo VIII di Savoia, nel 1416 da conte fatto duca dall’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, volle così ricompensare i servigi resi alla sua dinastia dal ramo principale di Casa Challant. Verrès continuò naturalmente ad essere una delle terre più importanti della contea. Nel 1435 il conte Francesco rinnovò ed ampliò le franchigie di Roleto e, alla metà di quello stesso secolo, la cittadina di Verrès venne coinvolta nella guerra di successione per l’eredità del conte Francesco. Costui, infrangendo le norme del diritto feudale, aveva lasciato i suoi feudi - tra cui appunto Verrès - in eredità alle figlie Margherita e Caterina. I parenti maschi più prossimi protestarono appoggiandosi al duca di Savoia. Caterina, forte del sostegno del suo secondo marito Pierre d’Introd, fece fronte anche con le armi ai suoi nemici. A queste vicende s’ispira oggi il carnevale storico. Pierre d’Introd trovò la morte cercando, partito dal castello di Verrès, di portare soccorso a sua moglie assediata nel castello di Châtillon. Il titolo di conte di Challant andò, nel 1456, a Giacomo del ramo Aymavilles. Ma Caterina, passata nel 1462 a terze nozze con Pierre de Chissé, riprese le armi. Lo scontro decisivo tra le parti in lotta avvenne nel 1465 nella piana di Verrès e segnò la definitiva sconfitta di Caterina. Verrès e la contea di Challant restavano così saldamente nelle mani del conte Luigi, figlio e successore di Giacomo.
La potenza politica ed economica raggiunta dai Challant tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento lasciò segni evidenti a Saint-Gilles dove il prevosto Carlo di Challant, fratello del conte Filiberto figlio di Luigi, innalzò - terminandola nel 1512 - la torre campanaria e l’edificio in pietra a vista rivolto verso la valle centrale. Sempre nel 1512 lo stesso Carlo dotava il convento della cascina Murasse situata nel piano. Nel 1536 Renato, figlio di Filiberto e quinto conte di Challant, faceva circondare il castello di Verrès da bastioni capaci di portare l’artiglieria. Era infatti in corso la lunga guerra della Francia contro la Spagna e l’Impero e si temeva che gli eserciti dei contendenti potessero invadere la Valle d’Aosta, che invece riuscì ad evitare questo pericolo essendosi dotata, nello sfacelo del Ducato di Savoia, di organismi autonomi di governo ed avendo stretto patti di neutralità con la Francia.

Nel 1565, alla morte del conte Renato privo di eredi maschi legittimi, la signoria su Verrès e sui territori della contea passò al nobile trentino Giovanni Federico Madruzzo che ne aveva sposato la figlia Isabella. Verrès e gli altri feudi ritorneranno agli Challant del ramo Châtillon solo nel 1696. Nel frattempo, dopo un Cinquecento economicamente positivo, la situazione generale della Valle d’Aosta era andata deteriorandosi a causa del diminuire del traffico commerciale e della grande peste del 1629-1631. Il clima diventato rigido aveva fatto avanzare i ghiacciai sugli alti passi alpini, il traffico commerciale diretto a Torino preferiva il Moncenisio al Piccolo San Bernardo, le guerre del duca di Savoia Carlo Emanuele I avevano causato un inasprimento della fiscalità, ma, soprattutto, la peste aveva spopolato la regione.

A Verrès la crisi economica è tra l’altro evidenziata dall’impoverimento e dalla decadenza della Prevostura di Saint-Gilles e dall’abbandono in cui viene ormai lasciato il castello, da quando la guarnigione postavi dal duca di Savoia lo ha evacuato nel 1661. La ripresa si annuncia però già negli ultimi anni del Seicento, quando a Saint-Gilles si lavora alla costruzione della nuova ala nord del convento. Nel Settecento i miglioramenti apportati alla strada di fondovalle, i progressi nella coltivazione e nell’allevamento, ma soprattutto nello sfruttamento delle miniere e nella metallurgia mantengono per tutto il secolo una situazione economica relativamente discreta. Verrès ridiventa così un importante centro di passaggio del traffico commerciale e sperimenta una situazione di tipo preindustriale. Nella seconda metà del XVIII secolo viene rifatto il ponte in pietra sull’Evançon e nel territorio del Comune sorgono - ad opera di impresari come i Bich di Châtillon ed i bergamaschi Gervasone - fabbriche per la lavorazione del minerale di ferro con la tecnica del carbone di legna. Anche il convento di Saint-Gilles sfrutta la favorevole congiuntura economica per costruire, entro il 1779, la chiesa barocca attuale, rovinando purtroppo la cappella funeraria di Ibleto di Challant e, nel 1797, anche la sommità della torre di Carlo. Gli anni 70 ed 80 del Settecento segnano per Verrès, come per tutte le terre del Regno di Sardegna, l’abolizione del regime feudale ed il passaggio alla comunità locale di terreni, diritti e nuove competenze. Il periodo rivoluzionario e napoleonico - con la Valle d’Aosta occupata dai Francesi e le continue guerre che tengono lontani dal lavoro e dalla famiglia gli uomini validi - è caratterizzato da una generale situazione di crisi economica. La ripresa è dovuta alla diffusione della coltura del granoturco e della patata e ad un nuovo slancio della metallurgia. Quest’ultima provoca, tra Settecento ed Ottocento, un notevole afflusso a Verrès di lavoratori bergamaschi e piemontesi, con conseguente aumento della popolazione e modificazione del contesto socio-culturale con la diffusione del dialetto piemontese a scapito del patois valdostano. Negli anni 1825-27 viene costruito sull’Evançon l’attuale ponte di pietra. La seconda metà del’Ottocento - con la Valle d’Aosta separata dalla Savoia ed inglobata, nel 1860-61, nel neonato Regno d’Italia - segna anche per Verrès la crisi definitiva della vecchia metallurgia, ma insieme l’inizio dell’epoca delle comunicazioni moderne con l’inaugurazione, nel luglio del 1886, della ferrovia Ivrea-Aosta.

L’inizio del XX secolo pone a sua volta Verrès all’avanguardia dello sviluppo industriale moderno della Valle d’Aosta: nel 1914 entra in funzione il cotonificio della società milanese Brambilla. Si tratta del primo vero e proprio stabilimento industriale in Valle d’Aosta. Il grande edificio biancastro diventa un elemento caratterizzante il paesaggio urbano di Verrès. Il cotonificio era alimentato da una centrale idroelettrica costruita nella gola dell’Evançon di cui sfruttava le acque. Come per tutta la Valle, anche per Verrès il periodo dell’industrializzazione sistematica è quello compreso tra le due guerre mondiali: la Brambilla affianca al cotonificio una fabbrica che nel 1934 inizia a produrre concimi chimici lavorando la pirite di Saint-Marcel e di Champdepraz, mentre nel 1937 la fonderia di rame della Cravetto lascia il posto alla Guinzio-Rossi produttrice di utensili in alluminio. Le nuove industrie attirano lavoratori soprattutto dal Veneto e dalla Lombardia. La popolazione di Verrès passa così dai 1617 abitanti del 1921 ai 2531 del 1936. Quello che era un grosso borgo industriale è ormai una vera cittadina la cui importanza come centro di fondovalle è accresciuta, a partire dal 1922, dall’apertura della carrozzabile della valle di Challand-Ayas.
Durante la seconda guerra mondiale si temette che la presenza delle industrie provocasse il bombardamento del paese da parte dell’aviazione anglo-americana. Verrès attraversò invece indenne la guerra ed il periodo della lotta di liberazione. Per ringraziare Dio per lo scampato pericolo, gli abitanti eressero sul Mont Saint-Gilles la grande croce con struttura a traliccio che ancora oggi domina il paese ed è meta di una processione annuale.

Il secondo dopoguerra - caratterizzato nei suoi primi due decenni dalla ripresa dei grandi lavori pubblici, in particolare degli impianti idroelettrici e della rete stradale - ribadisce il ruolo industriale e viario della nostra cittadina. Importanti per quest’ultimo aspetto sono la risistemazione e l’asfaltatura, a metà degli anni 50, della carrozzabile della valle di Challand-Ayas, la costruzione, nel 1953, della circonvallazione ed il passaggio dell’autostrada che, nel 1970, collega Torino con Aosta. Nel 1990 si renderà necessaria anche una trasversale interna per favorire tra l’altro l’accesso alla zona delle scuole e della piscina. Verrès diventa infatti negli anni 80 e 90 del XX secolo anche un importante centro commerciale e di servizi. Dopo la Scuola Media degli anni 60 - intitolata a Joseph-Marie Alliod (1899-1956) patriota valdostano e medico condotto a Verrès - sorgono l’Istituto Magistrale - intitolato al patriota, alpinista ed uomo politico Lino Binel (1904-1981) - e gli Istituti Tecnico Industriale e Professionale Regionale. Quest’ultimo trova posto in locali ristrutturati del vecchio cotonificio Brambilla, nel cui piazzale vengono aperte nel 1986 la palestra e la piscina coperta. Aumenta e si aggiorna anche la presenza delle banche: alla Cassa di Risparmio di Torino presente dal 1913 ed alla Banca Popolare di Novara giunta nei primi anni del secondo dopoguerra, si aggiunge nel 1992 la Banca Sella e nel 1997 la B.V.A. Banca della Valle D’Aosta.
Una più moderna rete di esercizi commerciali prende forma, mentre il tradizionale mercato del lunedì, pur sloggiato dal borgo, mantiene intatta la sua vitalità. Ad animare il borgo si rivelano anche essenziali - oltre al famoso carnevale storico - il mercatino dello scambio e dell’usato nella prima domenica dei mesi estivi ed in una di dicembre, la celebrazione della festa di Sant’Antonio abate (17 gennaio), la festa di San Rocco (16 agosto), patrono della parte orientale del borgo, la festa di Sant’Agostino (28 Agosto) patrono della parte occidentale del borgo e la festa patronale dell’intero paese nella ricorrenza di Sant’Egidio, il 1° settembre. Lo sviluppo del nucleo abitato verso la pianura ha richiesto anche, visto l’accesso difficile alla parrocchiale di Sant’Egidio, la costruzione di una seconda chiesa, dedicata al Cuore Immacolato di Maria ed inaugurata nel 1978.
Il paese ha saputo superare la crisi dell’industria che lo aveva pesantemente colpito negli anni 70 ed 80. La Brambilla chiudeva nel 1970 il cotonificio e l’anno seguente la fabbrica di concimi chimici. La Guinzio-Rossi cessava a sua volta l’attività nel 1973. L’area e gli edifici del cotonificio venivano acquistati già nel 1973 dalla Regione Valle d’Aosta che, nel 1995, ha presentato un piano per trasformare il grande edificio principale in centro sportivo, scolastico e ricreativo.
In quest’ultimo settore Verrès dovrebbe anche poter riavere una sala cinematografica, che ha perso agli inizi degli anni 90 con la chiusura del cinema Ideal, erede del vecchio Cine Sport nato nel 1947 in un edificio, oggi scomparso, situato accanto all’imbocco della strada della valle di Challand-Ayas. In campo industriale il posto della Guinzio-Rossi è stato preso prima dall’IMVA (Industria Metallurgica Valle d’Aosta) poi dalla Alluver fino al 1984 ed infine dalle Metallurgiche Balzano. Sull’area della fabbrica di concimi chimici della Brambilla Costruzioni si è impiantata invece la SADEA (Società Azionaria Derivati Acciai) divenuta nel 1991 Verrès Spa per la produzione di tondelli per monete. Accanto ad essa sorge la Rivoira, produttrice di gas tecnici per l’industria. L’industria alimentare è presente con l’impianto della Coinca - che vede associate la Regione e la Lavazza - sull’area un tempo occupata dallo stabilimento della FIAT che produceva blocchetti di legno per la pavimentazione degli edifici industriali. Nel 1995 ha iniziato l’attività anche la Magnesium Product of Italy, risultato dell’accordo tra la canadese Meridian e la Teksid del gruppo Fiat per la produzione di stampi per sedili, plance ed armatura di volanti per automobili. Completano un panorama industriale che appare oggi stabile e vitale le industrie estrattive, specie del marmo, le imprese edili e di lavorazione del legno. L’importanza di Verrès, come centro cittadino attorno a cui gravitano la valle di Challand-Ayas ed i Comuni della valle centrale da Montjovet a Bard, è dimostrata dalla presenza nella cittadina di strutture amministrative, per le telecomunicazioni e per l’assistenza sanitaria e sociale quali la sede della Comunità Montana dell’Evançon, il presidio sanitario dell’USL, la farmacia, il centro operativo dell’INPS, la centrale Telecom, il campo di calcio, la sezione del Club Alpino Italiano, la tenenza della Guardia di Finanza e le stazioni dei Carabinieri e della Forestale e la Microcomunità per anziani aperta nel 1987









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